domenica 19 dicembre 2010
Apertura mostra "Urban Sketchers Sassari. Le matite sulla città”
L’Associazione Turritana52 ricorda che è possibile visitare la
mostra “Urban Sketchers Sassari. Le matite sulla città”, organizzata insieme al
gruppo Urban Sketchers Sardinia e in collaborazione con la libreria Azuni, sino
al 23 dicembre 2010 dalle ore 17.30 alle ore 21.00 presso la nostra sede. Saremo
felici di mostrarvi la città attraverso i disegni di chi, sabato 18 dicembre,
ha invaso piazze e vie del centro cittadino per raccontare, dal vero, la realtà
cittadina. Ringraziamo tutti i partecipanti che hanno condiviso la Città insieme a noi, un disegno alla
volta.
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domenica 12 dicembre 2010
Urban Sketchers Sassari. Le matite sulla città
Sabato 18 dicembre, dalle 10.00 alle 14.00, un gruppo di disegnatori occuperà
piazze, vie e slarghi del Centro Storico di Sassari per raccontare la città, un
disegno alla volta.
L’iniziativa consiste nel girare per la città, facendo degli schizzi di
tutto ciò che si vede, senza un tema preciso e senza obbligo di forma. E’
infatti possibile disegnare su qualsiasi supporto (carta, cartone, tela, legno,
...) e con qualsiasi strumento (matita, penna, pennello, ...). La partecipazione
è aperta a chiunque. Sono ammessi tutti i livelli di abilità, dai
professionisti a chi si avvicina all’arte del disegno per la prima volta.
L’azione urbana seguirà un percorso ragionato all'interno del centro
storico sassarese, provando a raccontare la bellezza e la contraddittorietà del
cuore della città.
Partecipa anche tu all'iniziativa, potrai disegnare su qualsiasi supporto (carta, cartone, tela,
legno, ...) e con qualsiasi strumento (matita, penna, pennello, ...), è sufficiente compilare il form o presentarsi presso la sede dell’associazione
Turritana 52 alle ore 10.00 del 18 dicembre.
A conclusione dell’esperienza, raccoglieremo
tutti i disegni realizzati e allestiremo una mostra nella nostra sede, in via Turritana 52 che verrà inaugurata sabato 18 alle 18.00 e rimarrà aperta fino al 23
dicembre, tutti i giorni, dalle 18.00 alle 21.00.
Per
qualsiasi informazione o commento puoi scriverci a: turritana52@gmail.com o
visitare la pagina dedicata.
E’ un
iniziativa dell’associazione di cultura politica Turritana52 e Urban Sketchers
Sardinia, in collaborazione con la libreria “Azuni” di Sassari.
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giovedì 2 dicembre 2010
"C'era una notte la...cultura." Turritana52 nel circuito culturale previsto dal Comune di Sassari.
Nella Notte Bianca “Uno sguardo ritrovato”.
Turritana52 nel circuito culturale previsto dal Comune di Sassari
In occasione dell'iniziativa "C'era una notte la...Cultura" promossa dal Comune di Sassari, l'associazione Turritana52, riaprirà, solo per la notte del sette dicembre, la
mostra fotografica “Uno sguardo ritrovato”.
Le fotografie scattate negli anni Settanta dal paziente francese rappresentano un prodotto culturale unico e di straordinaria importanza non solo a livello locale ma anche nazionale. Il successo di pubblico ottenuto nelle scorse settimane (più di 1000 visitatori) e il richiamo mediatico suscitato dalla mostra, dimostrano come la cultura rappresenti un settore di fondamentale importanza per il paese, meritevole di incentivi e non di tagli indiscriminati. Parole quali cultura, istruzione, scuola e università corrono oggi il rischio di tramutarsi in parole vuote incapaci di designare alcunchè. Tra tagli, finanziarie, decreti legge e leggi vere e proprie, la cultura stessa e gli operatori che tutti i giorni, con mille difficoltà, contribuiscono alla sua creazione e alla sua diffusione rischiano infatti di estinguersi insieme ad essa. Per tutti questi motivi, Turritana 52 coglie l'occasione per ribadire la necessità di proteggere la cultura perchè cibo per l'anima e strumento indispensabile per la vita.
La mostra rimarrà aperta al pubblico il 7 Dicembre dalle ore 19 alle 24 presso la sede dell'Associazione, a Sassari in Via Turritana 52.
Vi aspettiamo numerosi.
Le fotografie scattate negli anni Settanta dal paziente francese rappresentano un prodotto culturale unico e di straordinaria importanza non solo a livello locale ma anche nazionale. Il successo di pubblico ottenuto nelle scorse settimane (più di 1000 visitatori) e il richiamo mediatico suscitato dalla mostra, dimostrano come la cultura rappresenti un settore di fondamentale importanza per il paese, meritevole di incentivi e non di tagli indiscriminati. Parole quali cultura, istruzione, scuola e università corrono oggi il rischio di tramutarsi in parole vuote incapaci di designare alcunchè. Tra tagli, finanziarie, decreti legge e leggi vere e proprie, la cultura stessa e gli operatori che tutti i giorni, con mille difficoltà, contribuiscono alla sua creazione e alla sua diffusione rischiano infatti di estinguersi insieme ad essa. Per tutti questi motivi, Turritana 52 coglie l'occasione per ribadire la necessità di proteggere la cultura perchè cibo per l'anima e strumento indispensabile per la vita.
La mostra rimarrà aperta al pubblico il 7 Dicembre dalle ore 19 alle 24 presso la sede dell'Associazione, a Sassari in Via Turritana 52.
Vi aspettiamo numerosi.
sabato 27 novembre 2010
Sostegno alle proteste nell'ateneo sassarese
INCONTRO PUBBLICO SU UNIVERSITA' E RIFORMA
Alla luce della discussione in Parlamento del DdL Gelmini sull’Università
e delle numerose e partecipate azioni di protesta inscenate negli atenei
italiani ed in particolare in quello sassarese, Turritana 52 solidarizza con la
protesta e intende provare a ragionare sui temi in questione.
E’ importante ribadire che, come tanti in Italia, vogliamo una
Università statale pubblica e forte , che non venga mortificata da tagli
finanziari e di personale ma che anzi venga sostenuta da nuovi fondi ed
incentivi, che non si regga sul “volontariato riluttante” di centinaia di
docenti precari, ricercatori e dottorandi ma che crei delle prospettive certe
di vita e ricerca a chi si spende nel mondo universitario. In molti sappiamo
che, in periodi di crisi come questo, uno dei pochi modi di riscatto è
investire in ricerca e intelligenza: in molti lo sappiamo, dobbiamo sforzarci
di farlo capire anche al Governo Berlusconi. In risposta al ministro Tremonti,
che afferma brutalmente “ la cultura non si mangia”, noi rispondiamo che tante
persone con la cultura ci mangiano ma anche pensano, si emancipano e diventano
persone critiche e consapevoli.
Come associazione
proveremo a discutere sulla protesta universitaria e sul DdL 190 in una iniziativa
prevista nella nostra sede in via Turritana 52 mercoledì 1 dicembre alle ore
18:30 con ricercatori, docenti a contratto, studenti e cittadini.
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mercoledì 24 novembre 2010
Libertà è partecipazione
"Libertà è
partecipazione" diceva Giorgio Gaber. Se siete d'accordo e volete essere
cittadini più liberi, c'è un modo per farlo nella nostra città. Libera.Mente
insieme all'associazione Turritana 52 organizzano un percorso fatto di seminari
ed iniziative pubbliche per approfondire cosa s'intende per partecipazione,
come portarla all'interno della politica per cambiarla, come coinvolgere i
cittadini per realizzare politiche più efficaci.
Cercheremo di farci un'idea e
di proporla alla città, per generare un vero cambiamento che parta dal basso,
da tutti noi. La prima occasione per vederci sarà lunedì 29 novembre dalle
19.00 alle 22.00 in via Florinas 4, presso la sede d Liberamente. In un
seminario cercheremo di capire cosa per noi può significare partecipazione
confrontandoci, ascoltando esperti che ci parleranno di casi esemplari,
iniziando a costruirci un'idea attorno a questo tema cruciale.
Vi aspettiamo.
mercoledì 10 novembre 2010
Prosegue sino al 14 novembre la mostra fotografica "Uno sguardo ritrovato"
Sono venuti, a ieri, più di 1.200 visitatori: abbiamo perciò deciso di prolungare l'apertura sino a domenica 14 novembre per dare modo, a chi non lo avesse già fatto, di vedere le foto dal vivo e volendo, discuterne con noi. Gli orari di apertura rimarranno invariati, dalle 17.30 alle 21.00.
L'associazione Turritana52 ringrazia.
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Alcuni interventi sulla mostra "Uno sguardo ritrovato"
di Luigi Bua
Era il 1973, già da due anni il gruppo di studenti della Facoltà di Scienze Politiche frequentava l’ospedale psichiatrico di Rizzeddu come attività di ricerca del corso di sociologia di GianAntonio Gilli. Molto era cambiato dai primi tempi. Dopo un periodo in cui gli studenti e gli assistenti interloquivano essenzialmente con gli infermieri ed i capi reparto (i medici erano quasi irraggiungibili), si era creato un clima di rispetto e di fiducia che consentiva di incontrare più liberamente con degenti, che erano rassicurati da questo cambiamento. Eravamo così riusciti a mettere in piedi discussioni e anche assemblee di reparto a cui partecipavano degenti e personale insieme agli studenti e si discuteva dei problemi e delle “motivazioni” di certe regole, di una certa organizzazione, di certi comportamenti. Gradatamente, si aprirono delle possibilità e delle porte fino al momento in cui furono aperti alcuni reparti maschili: era consentito ai degenti di uscire nel giardino e nei campi che contornavano le otto palazzine dell’ospedale.
A un certo punto comparve in reparto un nuovo degente, un signore abbastanza giovane, francese. Dopo qualche incontro, mi raccontò il suo ricovero: era alla Maddalena, era stato male e gli avevano fatto un ricovero coatto. Il suo malessere a suo dire aveva una ragione: era un fotografo e le sue macchine, delle Hasselblad, gli erano state rubate. Ma avevano influito anche passate esperienze che lui non mise esplicitamente in relazione ma cui accennò di fila: la sua esperienza come fotografo in Indocina, durante la guerra in corso.
Dopo un po’ mi venne l’idea di portargli la mia reflex e di suggerirgli di fare foto: non so ancora se volevo mettere alla prova il suo racconto e avere conferma che i “matti” potevano essere attendibili, o se mi aspettavo uno sguardo dal di dentro. Non ci fu alcuna obiezione da parte dello staff del reparto.
Quando ebbe scattato le foto pensai che fosse utile chiedere il suo aiuto per la stampa e chiesi che poteva venire a casa mia dove avevo le solite attrezzature da dilettante nel solito bagno oscurato. Già solo nel sviluppare i negativi mostrò la sua capacità professionale e poi passò alla stampa. Qua un problema: giovane ricercatore squattrinato compravo carta fotografica in fogli grandi per poi tagliarla, ma senza taglierina, con un coltellaccio che misi nelle sue mani: era anche questa una prova?
Le sue mani sotto la luce dell’ingranditore erano uno spettacolo, mascherava le luci con una capacità incredibile e non ho mai avuto foto sviluppate e stampate così bene.
Che ne è stato di lui? Non so. Dopo qualche mese arrivò a prenderlo un familiare dalla Francia, lui mi scrisse dall’ ospedale in cui era di nuovo diventato degente, e dopo non ebbi più alcuna lettera.
Ora ho il rimpianto di non aver avuto la maturità e la sensibilità di cercarlo, di mantenere aperto un canale di comunicazione.
Le convergenze parallele
di Sergio Scavio
Dopo
i sordi elettroshock che hanno infestato le mura dell'ospedale psichiatrico di
Rizzeddu altri cortocircuiti emergono da quegli spazi quasi quarant'anni dopo.
Le foto dell' “anonimo francese” arrivano a soccorrere alcune lacune che
avevamo sul manicomio sassarese e a crearne di nuove. La storia di queste immagini
è sinistramente affascinante: un fotografo forse (immagino) ingiustamente
rinchiuso di cui sappiamo poco o nulla, una macchina fotografica, uno sguardo
orizzontale su persone e spazi sconosciuti.
Tutto a ben pensarci in questa mostra è senza identità,
senza nome, anonimo.
Ma paradossalmente, nelle foto anonime, anonime nel dito
che scatta, nell'occhio che seziona lo spazio e nel soggetto che viene
inquadrato si scopre una nuova identità, una nuova soggettività. Eppure tutto
in queste foto è oggetto: sono oggetti gli spazi geometrici e modulari, gli
ospiti in fila per farmaci o cibo poco importa, i corpi sedati abbattuti lungo
il perimetro dello stabile, nelle panche, sopra i tavoli. Sono oggetti due
volte: nello spazio fotografico in cui si disegnano uomini ed arredi e nel
referente della foto. Non sono forse meri elementi biologici, per l'istituzione
manicomiale, i corpi sconvolti da sedativi e dalla serialità delle abitudini?
L'accesso alla biologia degli internati fa il paio con l'accesso all'intimità
degli stessi: sono state volutamente tralasciate dalla selezione alcune foto
che descrivevano momenti di profonda spudoratezza, di sadismo dello sguardo, di
violenta privazione del sé. Ma è incredibilmente nella totale adesione tra il
documento fotografico e l'oggetto fotografato che si crea una nuova soggettività,
una rinascita del pudore, una battaglia contro l'abiezione e l'internamento. In
quasi tutte le foto, le più drammatiche, il punctum barthesiano, il centro
ideale ed ipnotico dell'immagine sono gli occhi, è lo sguardo fisso
sull'obbiettivo, ribelle al farmaco e all'umiliazione. E' una processione di
sguardi in macchina, a volte torvi, a volte umidi, spesso alla ricerca di
complicità: sempre e comunque ribelli all'abbattimento chimico e morale.
Attraverso i continui sguardi in macchina si manifesta la sovversione
dell'oggetto che si proclama soggetto ed è attraverso il mezzo
meccanico/chimico della fotografia che paradossalmente arriva il riscatto
umano.Come scrive Marco Belpoliti per le foto di Yamahata scattate all'alba
dell'atomica di Nagasaki, nel vedere le foto dell'anonimo francese si prova “pietà,
ma anche il piacere della composizione, ovvero l'inscindibile coppia di etica
ed estetica”. Insomma, come tra ragione e follia, in queste foto ci sono molte
convergenze parallele, tra oggetto e soggetto, etica ed estetica, vergogna e
spudoratezza, convergenze che creano un documento storico ed estetico di
eccezionale importanza.
Esercizi di cittadinanza
Esercizi di cittadinanza
di Daniele Pulino
Alla scatola
delle foto che Gigi Bua conservava da quarant’anni ci siamo arrivati quando
ormai era a buon punto la ricerca sulla stampa quotidiana e, come in ogni buon
lavoro di inchiesta, era pronta la lista dei testimoni, di ieri e di oggi, che
volevamo intervistare. L’idea dell’inchiesta non era nata subito quando, con
alcune insegnanti dell'Istituto Tecnico per le Attività Sociali, avevamo
pensato di costruire a Sassari un “Laboratorio di cittadinanza” secondo il
progetto che la Fondazione Franca e Franco Basaglia ha promosso da alcuni anni
e sta svolgendo in diverse città. L’idea base è quella di far lavorare insieme
studenti delle medie superiori e utenti dei servizi di salute mentale alla
realizzazione di prodotti che con mezzi diversi – scritti, video, testi web,
foto, canzoni ecc – affrontino la tematica dei diritti e della salute mentale.
Alle spalle c’è la convinzione che la democrazia abbia bisogno di esercizi di
convivenza oltre che di regole e procedure condivise: di qui lo slogan,
“Incontri ravvicinati”, che è anche il titolo delle manifestazioni che
presentano i risultati dei vari Laboratori (a Roma, il prossimo 9 novembre, si
terrà nell’Aula Magna della Sapienza l’incontro nazionale dei Laboratori 2010
). A Sassari c’era la possibilità di lavorare con un laboratorio di cinema,
all’inizio abbiamo pensato a una fiction che partisse da una delle storie
scoperte durante la visita all’archivio di Rizzeddu ma poi è prevalsa la voglia
di sapere come stanno le cose oggi, e cosa c’era prima. Così,
attraverso la ricerca di un gruppo di studentesse curiose, le immagini di
questo fotografo francese sono uscite dall’ombra dopo quarant’anni, e oggi
spiegano il manicomio a chi non lo ha mai visto e a chi lo ha dimenticato.
Ritrovare quello sguardo
di Maria Grazia Giannichedda
Nei primi anni ’70, l’ospedale psichiatrico di Sassari, come molti manicomi italiani dell’epoca, era un posto terribile ma pieno di idee nuove, di esperienze generose, di speranze e prospettive. Dopo il durissimo sciopero degli infermieri nell’inverno del ’72, con i titoli dell’Espresso “Sassari, la fossa dei serpenti” e la visita di Franco Basaglia, la Provincia di Sassari aveva avviato una sorta di gemellaggio con quella di Trieste, dove lavorava Basaglia e dove erano andati per periodi di formazione gruppi di medici e infermieri. Le innovazioni cominciarono così a essere incoraggiate e nonostante opposizioni, resistenze e paure che venivano soprattutto dall’alto, in breve tempo cambiarono molte cose e il muro che divideva il manicomio dalla città anche a Sassari cominciò a incrinarsi. Alle feste, alle mostre, ai concerti che si facevano a Rizzeddu partecipavano tante persone, ai convegni sulle alternative al manicomio non c’erano solo operatori, i medici dirigenti e gli amministratori dicevano di sostenere il cambiamento.
domenica 24 ottobre 2010
"Uno sguardo ritrovato" - Mostra fotografica

mercoledì 6 ottobre 2010
Concerto dei DE GRINPIPOL per Turritana52 (No, non siamo dei terremotati)
Vi invitiamo tutti alla festa di divertimento, finanziamento e sostegno dell'associazione Turritana52 a cura dei pregevoli rockers sassaresi DE GRINPIPOL. Ci troverete l'8 ottobre, a partire dalle 21.30, al Bar Azuni, in Viale Mancini n. 13. Bevete numerosi!!!
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Una nuova casa, nuovi volti, nuove idee
Esistevamo già, dovevamo solo metterci insieme: lo faremo Giovedì 7 ottobre alle 18:30.
Esistevamo ma non avevamo né volti né casa. Non ci piaceva il clima politico e tantomeno non ci piacevano le reazioni, o pallide o iraconde, che venivano dalla politica dei nostri partiti alla vergognosa china della nuova destra berlusconiana. Partiti di centro-sinistra che, tra le altre cose, confondono troppo spesso il bipolarismo con il bipartitismo e che, in nome della leggerezza, ti cercano qualche volta, quando serve, quando si vota.
Volevamo partecipare sempre, non una tantum, ascoltare e poter essere ascoltati.
Abbiamo iniziato allora a darci un volto, dei volti. Abbiamo iniziato a parlare ed abbiamo visto che qualcosa da dire l'avevamo, su di noi, sulla nostra città, Sassari.
Ci siamo detti che prima di indignarsi bisogna vergognarsi, abbassare gli occhi di fronte alle volgarità della politica. Abbassare gli occhi, e poi reagire concretamente. Senza azioni “contro” ma con iniziative positive, propositive: l'antagonismo fa salire la bile a chi lo fa e a chi lo riceve e spesso è inutile.
Ci siamo detti che fare le cose insieme, discutere ed eventualmente litigare è meglio che fare politica virtuale davanti al computer o pensare di farla esclusivamente nella cabina elettorale. Il tempo passato insieme non è tempo libero, è tempo liberato.
Ci siamo detti che sappiamo tante cose e le vogliamo mettere a disposizione di tutti ma vogliamo sapere di più e meglio.
Ci siamo detti che sì, siamo giovani ma vogliamo assumerci delle responsabilità, oltre ad avere voglia di dire come la pensiamo sulle cose che, direttamente o indirettamente, ci appartengono o ci riguardano.
Ci siamo detti che “sinistra” non è una brutta parola e che, sarebbe ora, andrebbe riscritto il vocabolario della politica.
Ci siamo visti, abbiamo parlato tanto, abbiamo preso una casa da abitare insieme.
Una casa, dei volti e delle idee: giovedì 7 ottobre presentiamo tutto questo.
Dove? In via Turritana 52, ovviamente.
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